“Oriana Mariotti lavora nel mondo dell’informazione radio-televisiva da quando aveva solo 17 anni. Giornalista e psicologa, è editrice del magazine  Le cronache della Bellezza, dove si occupa di benessere psicologico e fisico, empowerment femminile ed informazione positiva. ” Oriana Mariotti ci spiegherà, settimana dopo settimana, come mangiamo, perchè mangiamo…Parleremo della bellezza del cibo e delle sue storie. I colori dei “piatti”, i profumi: come ci seducono e perchè? Ce lo spiega la nostra“psicologa nel piatto”

Certamente avrete vissuto l’esperienza di essere al ristorante e di ricevere una porzione più piccola di quella attesa.  Che si trattasse di un primo o di un secondo, se avete ricevuto una quantità inferiore di cibo a quella che vi aspettavate, immagino, siate rimasti delusi.  Questo solitamente accade quando si pasteggia in ristoranti di un certo livello, dove è la qualità a contare più della quantità. Insomma, il piatto  vuoto e noi lo vorremmo pieno.

Questo accade perché, per sua natura, l’essere umano tende a preferire la quantità sulla qualità, e le motivazioni sono da ricercare nell’atavico e persistente istinto di sopravvivenza. Certo, qualcuno potrebbe obiettare, ma anche la qualità del cibo è importante: se mangiamo qualcosa di scaduto o di andato a male, la nostra salute ne risente, e quindi anche la nostra sopravvivenza.

C’è una risposta anche per questo. Alcuni ricercatori infatti, hanno scoperto che gli esseri umani sono geneticamente predisposti a preferire i sapori dolci a quelli amari. Non a caso,  i recettori posizionati sulla lingua e sul palato, sarebbero interessati in questo procedimento, trasmettendo all’amigdala – nella regione cerebrale – segnali di allerta o di benessere proprio a fini evoluzionistici.

L’uomo preistorico, per esempio, doveva salvaguardarsi dai cibi amari, potenzialmente velenosi. Molto meno da quelli dolci, solitamente più energetici, che difficilmente sono tossici.

Ed ecco aprirsi un tema doppio: quello della quantità e del senso di sazietà.
Lo sapevate che, a parità di quantità ci cibo ingerito, ci si può sentire più o meno sazi?

La vista gioca un ruolo molto più importante di quello del senso di sazietà. In un articolo precedente, vi avevo già posto la questione sazietà: la fobia del piatto vuoto… In un esperimento infatti, chi mangiava cibo ancora da tagliare si sentiva più sazio di chi mangiava la stessa quantità dello stesso cibo ma ridotto in pezzi . Poteva pur essere(purè di verdure e carne già tagliata al posto di verdure intere e bistecca intera.

Insomma: un po’ come nel celebre film di Marco Ferreri La grande abbuffata

Approfondiremo la correlazione tra vista e senso di sazietà nel prossimo articolo.

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