Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici . Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) . Ultimo è arrivato “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini. SALUCCI SUL WEB
Non ho dimenticato niente. Ora faccio il panettiere a Milano ma non ho dimenticato niente. Il pane del mio paese, Triora, è diverso dagli altri. Ricordo che le donne lo impastavano in casa e poi lo portavano al forno comune, in forme grandi. La farina non era bianca come quella che si compra nei negozi. Era setacciata in casa e dava al pane una mollica spessa e pesante che permetteva di conservare il pane diverse settimane. Normalmente le famiglie portavano il pane a cuocere ogni due giorni e il fornaio per la cottura pretendeva un pane ogni venti portati a cuocere. Impastare a casa mia era un rito quotidiano, tanto che per le stradine al mattino quando si mollavano le galline le donne si dicevano “O cumà, ti hai già pastau?”.
Ma Triora è conosciuta anche per le streghe
Quando gli impasti erano pronti venivano stesi in paese su una tavola in legno detta la paogna e portati in forno. Ricordo quando arrivavamo, con il forno a legna già caldo, tanto caldo da avere la volta bianca incandescente per il legno di brugo, un legno speciale che unico riesce ad innalzare in men che non si dica la temperatura del forno.
Triora pane di tradizione
Prima di porre i pani dentro, si passava u penassu, uno scopino fatto con rametti di pino e poi via con le pagnotte rigirate sapientemente dal fornaio con la toetta, una pala in legno. Ricordo ricordo tutto anche in questa città, una piana di cemento così diversa dalle mie valli.” (Ginetto detto “Wolf”) Anno 1965. Triora pane da streghe?