La trattoria dell’Acciughetta  è un locale molto particolare nel panorama genovese. Incastonato tra la storica Piazzetta Sant’Elena, dove nella  bella stagione si affaccia il gradevole dehor, e la mitica via Prè, si è affermato in poco tempo come uno dei locali di tendenza all’ombra della Lanterna.

Gioventù e voglia di fare si respirano nel dinamismo di Giorgia Losi, anima del locale, e nelle preparazioni dello chef Simone Vesuviano, di giovane età ma di solida preparazione.

 

acciughetta

 

All’interno il locale, che riprende parecchio dello stile delle antiche trattorie genovesi, non ha molti coperti, ma i tavoli sono gradevolmente disposti: se la clientela non ha vocazioni mercatali,  si può mangiare con la sufficiente tranquillità. L’arredo è molto coinvolgente, al limite di un simpatico, e ricercato , “casino” qui alla trattoria dell’Acciughetta.

Voto al locale 7

Il servizio è giovane, sorridente e tanto gentile da farsi perdonare  qualche dimenticanza venale. I tempi di attesa tra un piatto e l’altro sono assolutamente corretti .

Voto al servizio 7

acciughetta

Simpatico l’esordio con un’entrata di acciughe e burro, squisitamente genovesi, servite su una pietra di mare. Apprezzatissima la focaccia rustica in accompagnamento.

Sempre in declinazione di “ancioa” l’antipasto con delle acciughe impanate e fritte. Panatura croccante al limite senza superarlo e per questo ancora più in linea ad esaltare una freschezza assoluta del pescato. L’aderenza tra le due superfici lascia sfuggire vampate di mare che resta in bocca a livello retronasale. Consistenza perfetta. Senza limone of course…

 

Voto all’antipasto 9

Si coglie nel segno quando si definisce come complessa l’estrema semplicità. Non per altro lo spaghetto al pomodoro è considerato un’architrave nel background di un cuoco. La nostra scelta cade sullo spaghetto con cubi di tonno, acqua di pomodoro, olive taggiasche e tarallo sbriciolato (Mediterraneo) . Un piatto dove un morso può racchiudere un sogno  o un inganno. Si sogna ad occhi aperti. Giuste consistenze, equilibrio dei sapori semplici. Se il tarallo sbriciolato è volutamente tenuto asciutto è la mossa più indicata.

 

 

Voto al primo 8

Il secondo piatto che abbiamo scelto è sempre in linea con la semplicità. Parliamo di un trancio di dentice con hummus di ceci leggermente piccante e carciofi fritti (Catch). Ricco di umori il trancio a cui fa contorno un hummus che “asciuga” , non sovrasta ma completa l’estrema liquidità del pescato.

 

Voto al secondo 8

Interessante la proposta dessert con pere cotte nel vino come da antica tradizione. Qui abbiamo l’aggiunta dello zabaione in accompagnamento con granella di pistacchio. Il risultato è fortemente cromatico, un po’ più ostico da percepire il legame palatale. La perplessità sulla scelta di base non certo sulle consistenze o l’esecuzione tradotte al meglio.

 

Acciughetta

Voto al dessert 7

Notiamo e sottolineiamo : il menù riporta solo quattro voci per portata. Si avverte una scelta consapevole di proposta ferma nei confronti del cliente. Può essere interpretata in modo riduttivo, da noi no che l’avvertiamo come molto aderente alle più sofisticate scelte di ingegneria del menù. C’è carattere.

Non vastissima ma ben ricercata la carta dei vini. Noi abbiamo scelto un Muscadet biodinamico Triple A che, una volta alzata la temperatura, ci ha detto cose importanti e gradevoli.

Il giudizio finale per la trattoria dell’ Acciughetta  è più che positivo con alcune labili imperfezioni legate anche alla casualità. Si raggiunge facilmente sul fronte mare passando dalla centrale via Gramsci, zona Porto Antico Museo del Mare, con ottima possibilità di parcheggio. Il conto finale è adeguato alla qualità: nel nostro caso abbiamo speso 48 euro vino escluso.

Voto complessivo 7,5