La pesca in Liguria si ferma per un mese, dal 1° al 30 ottobre, seguendo quanto già avvenuto lungo l’Adriatico e la costa tra il Tirreno e lo Ionio. Le barche a strascico da Imperia a Gioia Tauro dovranno interrompere le loro attività, così come avvenuto a Roma, da Civitavecchia a Fiumicino. Inoltre, i pescherecci dovranno anche effettuare ulteriori giorni di fermo, a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. Nonostante il fermo, sarà possibile trovare sul territorio prodotti italiani come il pesce azzurro e i prodotti della piccola pesca provenienti da altre barche liguri non interessate dall’obbligo di fermo, oltre che dall’acquacoltura. Tuttavia, è consigliabile verificare attentamente le informazioni sull’etichetta dei prodotti di pescherie e supermercati. Coldiretti Impresa Pesca sottolinea l’importanza di estendere l’etichettatura obbligatoria dell’origine anche al ristorante per conferire maggiore trasparenza. Il fermo pesca di quest’anno arriva in un momento difficile per la flotta italiana, in quanto ci sono nuove linee guida da parte del Commissario Europeo alla Pesca e all’Ambiente che impongono restrizioni, tra cui il divieto del sistema di pesca a strascico e la riduzione delle aree di pesca. Queste direttive rappresentano una sfida sia per le aziende che per la sostenibilità delle risorse ittiche nazionali. Coldiretti Liguria sottolinea l’importanza di tutelare non solo le risorse ittiche, ma anche la sostenibilità economica del settore che rappresenta un volano importante per il turismo. È infatti particolarmente preoccupante che i pescatori non abbiano ancora ricevuto il ritorno economico per il fermo delle annualità 2021 e 2022. Coldiretti Impresa Pesca sottolinea che il fermo non deve essere solo una restrizione dei tempi di pesca, ma deve invece avere come obiettivo la tutela delle risorse target nelle fasi biologiche più importanti, come la nascita e l’accrescimento. È fondamentale considerare anche la sostenibilità economica delle imprese di pesca coinvolte nel fermo e la sostenibilità sociale per le comunità costiere e le economie collegate alla produzione ittica, come il commercio, la ristorazione, il turismo e la cantieristica.
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