Pasta politica e polemiche 

pasta politicaE’ recente la polemica che ha investito un importante pastificio nazionale e la promozione di alcuni suoi formati di pasta, riconducibili al periodo del ventennio.
Premesso che, non sono interessato ad alimentare o riproporre la questione, soprattutto dal punto di vista politico, mi limiterò semmai ad osservare il contesto storico e come in realtà a proposito di pasta e grano si sia da sempre cercato di strumentalizzarli a favore del proprio pensiero politico.
pasta politicaE’ indubbio come alcuni formati di pasta quali ad esempio, Abissine, Tripoline, Bengasine, Assabesi, testimonino sicuramente quell’Italia “coloniale”.
Francamente ritengo questi nomi anacronistici, tanto da confessarvi che non solo non ne ho mai ordinato una portata ma di non esserne nemmeno stato a conoscenza della loro esistenza.
Molto meglio, Conchiglie, Fusilli, Farfalle, Maccheroni con il rischio a proposito di quest’ultimi di richiamare alla memoria nomignoli razziali questa volta contro noi italiani.

Pasta politica nel Ventennio 

Ma se per la pasta certi nomi erano, o sono ancora, conosciuti dai consumatori cosi non era per il grano.
pasta politicaA seguito dell’embargo internazionale l’Italia autarchica del periodo ingaggiò una “Battaglia del Grano”.
Nacquero così dei prodotti nostrani che non potevano che chiamarsi (visto il momento) Balilla, Littorio, Ardito e perfino dulcis in fundo il “Grano Alalà”.
Ma quella del grano fu e continua a essere una miniera di ricchezza e consensi per ogni regime così come per ogni democrazia.
USA E URSS si sono da sempre definiti i “granai del mondo”.
Sagre paesane e politiche di ogni colore hanno sempre prodigato piattate di pastasciutte.

Gli unici politicamente contrari sono stati i Futuristi tanto per rivendicare quella loro intolleranza verso ogni forma di passato.
Per chiudere potremmo quindi domandarci. “PASTA QUANTO BASTA” o “BASTA CON LA PASTA”?
Buona Cucina.

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