Luca Podestà è giornalista molto apprezzato che divide le sue competenze tra il mondo della vela, di cui è impagabile comunicatore, ed il calcio. Da decenni, ormai, racconta fatti ed opinioni della sua Sampdoria dal piccolo schermo e dal web.
Attualmente presenza fissa alla trasmissione “Forever Samp” in onda sull’emittente Telenord TN4, è direttore del sito ” Il pubblicista “. Da un po’ di tempo, Luca Podestà, coordina il progetto “Blucerchiati” . Per la rubrica “Tavole e favole”, ci racconta le sue avventure con i cavolini alla panna.
di Luca Podestà
“Un ricordo legato al cibo”, tema suggestivo e affascinante quello che mi propone il collega (ma soprattutto amico di lunga data) Marco Benvenuto. Al suo cospetto, peraltro, disquisire di cucina è un po’ come parlare di Golf con Chicco Molinari o di conquiste femminili con Porfirio Rubirosa.
La buona tavola, a casa mia , ha sempre rivestito un ruolo fondamentale, curiosamente non tanto per parte materna (spiace dirlo ma le origini elvetiche in tal senso non deponevano a favore della mamma) quanto piuttosto per la grande passione di mio padre.
CAVOLINI ALLA PANNA CHE PASSIONE
Amava trascorrere molto del suo tempo libero ai fornelli e spesso e volentieri sfornava piatti di grande prelibatezza. Non di rado inventava di sana pianta ricette straordinarie come quella della “becciagrilli”, una sorta di pasta con le sarde riveduta e corretta con le acciughe.
Ma se di ricordi parliamo, quello più nitido e per certi versi divertente me lo ha fatto riaffiorare un recente articolo pubblicato proprio sul gustoso (in tutti i sensi) portale dell’amico Marco. Un articolo dedicato ai cavolini con la panna , anche in questo caso con la figura di papà protagonista ancorché, nel caso di specie, suo malgrado.
Ogni domenica che Dio mandava in terra, infatti, i prelibati parenti stretti del bignè non potevano mancare nella nostra casa. Con la pasticceria tappa obbligata dopo la messa celebrata da Don Mario. L’incauto genitore vantava nel suo straordinario palmares di sportivo il prestigioso titolo di campione del mondo di vela ma non dimostrava la stessa abilità nel nascondere alla vista del suo secondogenito l’ambito cabaret… Una leggerezza che comportava puntualmente la realizzazione del misfatto consistente nell’avvicinamento circospetto alla preda con conseguente sollevamento del sottile foglio di carta velina. A ciò faceva seguito l’asportazione della panna da almeno un paio di esemplari della “collezione”.
Ma l’aspetto più spassoso di tutto il rituale era che quel bambino molesto e insofferente alle regole nella sua beata ingenuità presumeva di non essere scoperto, neppure in palese spregio al principio giuridico della continuità. Riteneva che anche che la consumazione del “reato” potesse passare inosservata agli occhi degli astanti. Per meglio dire, nella migliore delle ipotesi, riteneva che l’imputabilità potesse essere ascritta a qualche altro componente della invero numerosa famiglia.
Così ovviamente non era affatto e il tutto si risolveva con altrettanto puntuali scapaccioni. Punizioni che, in un certo qual modo, trovavano compensazione nell’irragionevole compiacimento per il crimine perpetrato e soprattutto – diciamolo – nell’insopprimibile godimento del palato.
Aggiungo per chiudere, con buona pace delle associazioni per la tutela dei minori (meritevoli di assoluto encomio intendiamoci) che mai finirò di benedire (e rimpiangere) quegli “sganassoni”. Arrivavano copiosi non solo in tale ricorrente circostanza ma anche in svariate altre meritorie occasioni. Mi hanno aiutato a crescere e a diventare un uomo più consapevole anche di fronte alle dolci tentazioni della vita. Ma questo è un altro discorso.
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