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Lo speziale e il suo fascino raccontati da Mauro Salucci

Una delle botteghe più affascinanti del periodo medievale era quella dello speziale, il quale non vendeva solo spezie, ma anche erbe medicinali. Lo speziale era un’attività particolarmente redditizia, anche se presupponeva conoscenze chimiche e mediche non indifferenti. Per quanto riguarda Genova, abbiamo la fortuna di potere ancora consultare inventari “post mortem” di questi speziali farmacisti. Giorgio Galazio, con attività in Canneto il Lungo, attività cessata nel 1361 per decesso, lascia oltre 120 prodotti destinati all’esposizione ed alla vendita. La fanno da padrone, nelle vendite, le richieste di zucchero, pepe e zenzero con liste di attesa nelle ordinazioni. Merce proveniente da Costantinopoli, Alessandria e Beirut. Vi erano poi i prodotti composti, come impiastri e la famosa triaca. Lo speziale vendeva anche burro, resine, succhi, aceto ed olio. Nell’inventario si trova anche del lino di Napoli, dell’inchiostro, miele, pece greca e cera. In questi inventari si ha un’idea precisa di quello che fu il commercio intenso e soprattutto la varietà dei prodotti provenienti dalle colonie genovesi sparse in tutto il mondo. Nel periodo più buio della storia, quello medievale, fra le mura di Genova era possibile trovare tutto. Un punto mercatale con un’immensa attività di scambio. Non era ancora stato scoperto il Nuovo Mondo; scoperta che paradossalmente danneggiò Genova nella sua centralità merceologica sul Mediterraneo.

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