Se abbiamo notizie sulle valli liguri e le popolazioni contadine che le abitano, lo dobbiamo ad alcuni personaggi che ne hanno documentato la testimonianza entrandone in contatto. Una di queste figure mitiche era Hugo Plomteux, ignoto ai più, ma entrato nel cuore di chi l’ha conosciuto durante i quarantadue anni della sua breve vita. È curioso che per scoprire la ricchezza della cultura e della storia dell’Appennino ligure ci sia voluta la passione di uno straniero. Di un belga, nato ad Anversa nel 1939. Questo studioso riusciva a entrare nelle comunità contadine. Riusciva ad ottenere la confidenza necessaria per farsi raccontare usanze, cibi, modi di dire, attività agricole e tradizioni, riuscendo a rendere i contadini non semplice oggetto di studio, ma protagonisti della loro storia. Di Plomteux si racconta che quando arrivava in un paese per la prima volta usasse giungervi con l’ultima corriera della sera. Prima o poi, un paesano disposto a offrirgli un letto lo trovava. Il gioco era fatto, il belga diventava uno di loro. Di lui è stato detto che sapeva capire ciascuno nella sua lingua e sapeva parlare a ciascuno nella sua lingua, con grande naturalezza e delicatezza.
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