Schiacchetrà, che i puristi spezzini scrivono e pronunciano rigorosamente con una sola c. Ogni anno quattro-cinquemila bottiglie con prezzi fra i 40 ed i 60 euro. Un antico procedimento che seleziona pregiata uva albarola, bosco e vermentino raccolta esclusivamente nei punti maggiormente esposti al sole a non più di 300-350 metri sul livello del mare.
Poi la posa delicata in piccoli contenitori da 10-15 chili detti “cavagni” sul cui fondo vengono poste foglie di vite fino a formare un letto. A seguire l’appassitura sotto i graticci od in cantine sotto la vigile assistenza di esperti che si sono tramandati quest’arte di padre in figlio proprio alle Cinque Terre.
Certamente una grande produzione in linea con quelle che sono le prerogative enogastronomiche di un territorio ricco come quello spezzino.
Infine, l’eliminazione degli acini marci dopo gli attacchi di api e vespe, poi il deraspamento, poi la sgranatura, con mani dalla delicatezza di una fanciulla, poi la schiacciatura ed infine il travaso in botticelle in legno fino a novembre inoltrato. I primi assaggi del prezioso succo dopo un anno. Meglio dopo due, dicono gli anziani delle Cinque Terre.