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Capodanno: quello che si mangia e quello che si beve

capodanno a genova

Nella tradizione, più che il Cenone di San Silvestro, ha sempre avuto una grande importanza il pranzo di capodanno, quello del primo gennaio. Da un punto di vista scaramantico, in tavola non dovrà mai fare la sua comparsa pollame da cortile di nessuna specie. Il motivo? Il razzolare per l’aia veniva visto come simbolo dello sperpero. Di converso, ben visto, invece, il maiale. Come mai? Perché il porco, con  il suo muso, tende ad ammucchiare grufolando. Sono credenze genovesi di capodanno o no?

Ma, adesso, parliamone di questo menù che potrete mettere in tavola il primo giorno del 2017. E allora, sempre nel rispetto della tradizione, ecco  fare la loro comparsa i “Corzetti della Valpolcevera” conditi con il sugo di maiale. Qualche annotazione su questo primo piatto…Abbiamo detto della “Valpolcevera” e non del Levante. Che differenza c’è? I polceveraschi sono piccoli  pezzi di pasta tirati a mano a forma di otto. Quelli del Levante, sono quelli caratteristici a forma di medaglia e “stampati”. Per quanto riguarda il sugo, necessita di 4/5 ore di cottura lenta. In questo modo la carne, quasi si disferà nella casseruola, rigorosamente di terracotta.

fritto misto alla ligure, Il fritto misto alla genovese antica ricetta

Anche il secondo piatto all’insegna del maiale, in questo caso in arrosto con patate. Tanto per tenersi leggeri, poi, un ricchissimo FRITTO MISTO ALLA LIGURE. Qui c’è davvero di che sbizzarrirsi visto che troveremo dalle verdure al vitello, passando per la salvia fritta, alla cervella, gli stecchi e poi il latte dolce, tra gli altri.

Non potranno mancare i formaggi ma, immancabile, sarà IL PANDOLCE. Vuole la tradizione che venga preparato per tempo, con il vantaggio che il sapore ne guadagna, e conservato poi, come dicevano i vecchi, “in ta cantia”. Frutta fresca e secca e, sempre in tema di tradizione, qualche chicco d’uva che, un tempo , veniva conservata gelosamente per l’occasione in segno di auspicio di fortune economiche.

Per i vini, molto adatto un  ROSSESE DI DOLCEACQUA ma anche un CILIEGIOLO o una corposa Granaccia. Se volete un Moscato volgetevi a Levante, al Tigullio, se cercate un Brut, orientatevi verso la Valpolcevera con una buona  bottiglia di JANUA DI ANDREA BRUZZONE .

Per chiudere il pasto niente di meglio che virare su un sicuro Sciacchetrà, ma se volete sperimentare vie nuove, allora date fiducia ad un meditativo MACCAIA : non vi deluderà.

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