Cristina Capacci, giornalista televisiva genovese, ora è negli Stati Uniti. Per Zena a Toua ci racconterà come viene vissuto il “food” negli States. Ogni settimana i suoi reportages esclusivi dagli Usa. A raccontarci la Liguria del cibo Oltreoceano.
Dopo una lunga pausa natalizia, immersa tra le “lusinghe” festaiole del ritorno a Genova, sono tornata in una gelida Boston, dove i giorni della merla durano tutto l’inverno. Nevica spesso e può durare giorni interi. Oppure il giorno dopo una nevicata esserci un sole bellissimo è un tepore genovese. Ecco però arrivare di nuovo il vento gelido del nord che ghiaccia tutto e che rende complicato anche uscire di casa. Anche qui non mancano le allerta meteo, quasi sempre legate alla neve, verso cui i cittadini nutrono un rispetto sacrale. Per questo ci pensa il Massachusetts Allert con i suoi messaggi molto precisi sul cellulare.
Mi sorprendo quasi ogni giorno nel vedere la meticolosità’ con cui gli americani affrontano i problemi legati ai climi stagionali. Spesso non ho avuto il tempo di godermi la neve sotto casa che solo pochi minuti dopo tutto era stato ripulito dalla soffice coltre bianca.
Gli uomini dei publics works lavorano incessantemente ma anche i cittadini tengono molto alla pulizia della loro via. Una regola base: al primo che esce dal portone la mattina tocca spalare la via d’accesso per tutti i condomini. I mattinieri lo fanno alle 6 , che con le temperature notturne di Boston, denotano un invidiabile senso civico. Lo stesso e’ accaduto in autunno, quando il bellissimo ma inconveniente fogliame veniva spazzato via a suon di aspirapolvere da strada ma veniva lasciato in qualche angolo bucolico per goderne i colori. Roba da non credere!
Il ghiaccio nelle giornate “very cilly” imperversa in tutta la città, il via via di mezzi spargi sale e di persone dedite a gettare il rimedio anti scivoloni mi costringono sempre a gimcane tra cumuli di sale. Cataste che variano dal bianco al blu, passando per il verde e che viene aspirato con solerzia nei negozi e nei grandi magazzini.
Insomma, non sono ancora abituata al senso civico degli abitanti di questa metropoli d’America dall’aria british. Nessuna improvvisazione da parte della macchina amministrativa ma l’americano fa la sua parte e nessuno si fa cogliere impreparato. Non amo molte cose dell’America e dei suoi abitanti e soffro a volte di expat blues ma riconosco in loro quel nazionalismo e senso di appartenenza che da noi scarseggia.
Dei bostoniani si può dire un po’ di tutto, nel bene e nel male, ma oltre al senso civico la dote di cui godono di più e’ il rispetto per le regole dettate dalla Stato, a mio avviso con tante contraddizioni.
Tolleranza zero su sigarette e alcool. Non si può fumare quasi da nessuna parte, nemmeno in alcune strade e non si può bere alcool in mezzo alla strada;ho assistito a vere “retate” dove pattuglie della polizia hanno portato via ragazzini che bevevano qualche birra al Public Garden.
Per comprare alcolici, venduti solo in alcuni negozi appositi, ci vogliono 18 anni e documenti alla mano, perché nonostante abbia da tempo passato la maggiore età viene sempre richiesto. Questa è l’America.
No fumo e alcool di fronte ai bambini, no birre e sigarette per il pic nic… ma pistole vendute all’interno dei supermercati! Eh già, qui le armi fanno parte della cultura americana. A Boston la mania del collezionismo o dell’averla nella borsetta e’ leggermente meno sentita, ma in molti ne hanno almeno un paio. Non c’è nessun imbarazzo a mostrarle al grande magazzino e comprarle durante un giro al super mettendole nel carrello con il latte e la Coca-Cola. Ecco allora che finalmente il mio senso civico del mugugno viene fuori… Alla faccia delle 320 milioni di armi legalmente detenute negli USA e delle loro allerta meteo senza colori!
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